iPhone: 10 anni di storia proiettati nel futuro
“Apple ha reinventato il telefono”. Con queste parole Steve Jobs nel 2007, esattamente 10 anni fa, annunciava la nascita del primo iPhone. E da quel momento ha inaugurato una nuova era, facendo del semplice telefono un simbolo, un’icona mondiale.
L’iPhone rappresentava una rivoluzione perché per la prima volta un telefono, oltre che fare chiamate, aveva tutte le funzionalità di un computer, navigava su Internet in modo intuitivo e registrava e riproduceva foto, video e musica. Senza tasti ingombranti ma solo con il proprio dito, con un tocco. Ecco nascere il sistema multitouch.
Steve Jobs, durante l’evento di presentazione dell’iPhone, provò a cliccare su una mappa dell’app AroundMe e toccò l’icona di una caffetteria vicina per chiamare e ordinare i caffè per i quattromila presenti. Questo gesto che fece divertire e allo stesso tempo stupire i presenti, rappresentava la nascita di milioni di servizi che le app oggi ci fanno usare grazie alla nostra posizione.
Cosa significa la “i” di iPhone?
Ormai è entrato nel nostro linguaggio comune ma una domanda banale può significare molto altro. Ci riporta indietro nel 1998 e all’epoca, quando Steve Jobs inventò l’iMac, la i significava Internet. Al lancio del l’iPhone, quella i significava molto di più. Non più solo Internet ma anche inform, individual, instruct e inspire.
Il futuro dell’iPhone
Proprio a 10 anni da quella che da molti è considerata l’invenzione del secolo, Apple si prepara a lanciare l’iPhone 8 con tante novità e con una previsione di vendita di 150 milioni di unità in 12 mesi.
I rumors parlano di un display curvo e impronte digitali ma ancora di più si prevede l’uso di un avanzato sistema di riconoscimento facciale. Esistono già software e sistemi di autentificazione basati sul riconoscimento del volto – come alcune carte di credito che utilizzano i ‘selfie’ degli utenti – ma integrato in un iPhone dovrebbe essere particolarmente sofisticato e veloce.
I sensori di riconoscimento del viso e dei gesti dovrebbero essere usati per lo sblocco dell’iPhone ma potrebbero essere anche integrati in alcune app per aumentarne l’interazione. Potrebbe cambiare anche il design con la parte frontale dello smartphone tutta per il display e nella parte inferiore il lettore di impronte digitali. Novità dovrebbero esserci anche per la resistenza dell’iPhone alla polvere e immersione in acqua fino a 3 metri di profondità, senza limiti di tempo.
Attendiamo conferme dalle prossime novità Apple!
Le Mostre da non perdere in Italia nel 2017
Da Roma a Milano, da Manet a Keith Haring, da Modigliani a Picasso. Le mostre da non perdere in Italia nel 2017 sono davvero tante e spaziano tra tanti generi, arte, scultura, fotografia.
Grandi eventi in giro per l’Italia con protagonisti della contemporaneità come Keith Haring, i grandi maestri del Novecento, Amedeo Modigliani, Manet, Kandinskij o classici di ogni tempo come Caravaggio.
Partendo da Torino, a La Venaria Reale si terrà una delle mostre-evento del 2017 con “Caravaggio Experience” (dal 25 marzo al 1 ottobre 2017): un imponente video installazione originale ed inedita che ripercorre l’opera di Caravaggio utilizzando un approccio contemporaneo all’opera d’arte. Multi proiezioni a grandi dimensioni con musiche originali e fragranze olfattive, porterà il visitatore a vivere un’esperienza unica sul piano sensoriale con una vera e propria “immersione” nell’arte del maestro del ‘600.
A Milano c’è grande attesa per la mostra di Keith Haring che sarà inaugurata il 20 febbraio a Palazzo Reale e proseguirà fino al 18 giugno 2017. Un viaggio colorato tra le opere – provenienti da tutto il mondo – del grande artista statunitense con i suoi personaggi in movimento. Sempre a Milano, a Palazzo Reale, dall’8 marzo al 2 luglio 2017, approderà “Manet e la Parigi Moderna” in cui i capolavori del maestro francese saranno affiancati da quelli di Renoir, Degas, Cezanne (dal Museo d’Orsay di Parigi) a sottolineare la concezione innovativa dell’arte di Manet. Sempre nel capoluogo lombardo, il MUDEC renderà omaggio a Kandinskij, padre dell’astrattismo. Dal 15 marzo al 9 luglio 2017.
Genova, invece, racconterà (dal 16 marzo al 16 luglio 2017) il percorso creativo di Amedeo Modigliani attraverso le tappe principali della sua carriera breve e feconda. Per la fotografia, 140 scatti di Henri Cartier Bresson arriveranno in mostra al Palazzo Ducale dal 10 marzo all’11 giugno 2017.
Roma celebra Artemisia Gentileschi (fino al 7 maggio 2017) nella splendida cornice di Palazzo Braschi, con un viaggio nell’arte e nella vita dell’artista. Sempre nella capitale, arriverà nel corso dell’anno anche Picasso (a settembre) con una grande esposizione allestita alle Scuderie del Quirinale, Botero (da maggio a settembre 2017) e Monet (da ottobre 2017) al Complesso del Vittoriano.
Anche gli amanti della fotografia rimarranno soddisfatti: dal 17 febbraio al 31 maggio 2017 al MAN, Museo d’Arte di Nuoro saranno esposti gli scatti di Berenice Abbott e sarà la prima mostra antologica in Italia dedicata a una delle più originali e controverse protagoniste della street photography.
Un tour in giro per l’Italia per conoscere ed emozionarsi per artisti e opere di tutto il mondo.
Henry Miller diceva: “L’arte non insegna nulla, tranne il senso della vita”.
Da Berlino arriva la Beer Yoga
“Beer Yoga”, fare yoga sorseggiando birra. Sembra strano ma è la nuova tendenza che sta spopolando in tutto il mondo.
Arriva da Berlino il nuovo trend in fatto di fitness e sta diventando quasi una “disciplina” internazionale.
Inventata da un gruppo di hipster, sostenitori dei benefici dello yoga ma anche della birra, è arrivata addirittura in Australia, dove i fan dello Beer Yoga sono davvero tanti.
Jhula, la fondatrice, afferma: “Beer Yoga è divertente ma non è uno scherzo. Riteniamo che lo spirito dello yoga e il piacere di bere una birra aiutino la ricerca del più alto livello di coscienza raggiungibile”. Sostiene la convinzione secondo cui è necessario unire i piaceri del corpo e della mente affinché l’uomo possa raggiungere uno stato di benessere generale.
Il successo di questa nuova pratica si basa sull’idea che sia lo yoga che la birra provocano rilassamento e stati di leggerezza. Si eseguono, infatti, le posizioni più comuni dello yoga con l’aiuto di una bottiglia, che all’occorrenza può anche essere bevuta (senza esagerare). La si può usare, per esempio, per allungare la schiena se spinta con le braccia lontana dal corpo oppure per migliorare l’equilibrio se posizionata sulla testa. Gratificare la mente e placare la sete senza il rischio che si possa cadere in una piccola ubriacatura, almeno dal punto di vista del fitness.
Questa pratica è adatta a tutti ma l’importante è che si sia raggiunto il minimo d’età legale per consumare alcolici.
La Comunità di Yoga Internazionale la definisce “allucinante” ritenendola “un’attività folle e pericolosa che associa tecniche di yoga tradizionali con il consumo simultaneo di birra, atto che mescola gli effetti contrari delle due azioni di purificazione-intossicazione, portando i praticanti a diventare irresponsabili e incoscienti procurando squilibri psico-emotivi maggiori”.
Nonostante ciò e sebbene sia lontana dai canoni tradizionali del fitness, la nuova attività sta diventando molto popolare in tutto il mondo con iniziative e corsi ad hoc, definendola un ottimo compromesso per svolgere attività fisica e passare del tempo in un ambiente piacevole e rilassante.
In Italia, per il momento, questa originale disciplina pare non abbia preso ancora piede.
Matrimonio ai tempi dei social
Internet e i social network ormai sono parte integrante e “quasi irrinunciabile” della nostra vita. Così, anche in uno degli eventi più importanti, il matrimonio, non poteva mancare ricorrere ad applicazioni, portali web dedicati e anche a veri e propri esperti del ‘social wedding’.
Se ogni momento viene infatti fotografato e subito postato sui social, durante i matrimoni ecco tutti gli invitati sfoderare i loro smartphone ed immortalare e postare tutti i vari momenti delle nozze, dall’arrivo in chiesa della sposa, al lancio del riso, all’arrivo al locale, al momento della torta.
Se anche gli sposi sono molto social, possono inserire la loro presenza sul web nell’organizzazione del matrimonio. A cominciare da un wedding blog dove scrivere e condividere i vari preparativi con tutti gli amici e parenti a cui allacciare una lista nozze online dove gli sposi potranno creare o selezionare dei regali o delle tappe del loro viaggio di nozze. Niente regali a casa ma solo somme in denaro direttamente sul loro conto. Gli ospiti da qualsiasi parte del mondo potranno effettuare tranquillamente i pagamenti.
Per quanto riguarda nel particolare i social network, sta prendendo piede in tutto il mondo una nuova professione: il Social Media Wedding Concierge, un esperto in social media a disposizione degli sposi che digita, scatta, pubblica e racconta sui social ogni istante del matrimonio. Rigorosamente live.
Il Social Media Wedding Concierge viene coinvolto nell’organizzazione del matrimonio, dalla prenotazione della sala alla festa. Costruisce una struttura social intorno all’evento che non si limita al giorno della cerimonia. Si può curiosare dietro le quinte del matrimonio realizzando uno shooting fotografico con i fidanzati, documentare la ricerca dell’abito da sposa, creare una gallery della luna di miele. Si crea così una storia che parte da lontano e accompagna fino a dopo le nozze.
Tra hashtag, immagini, video, frasi, promette di trasformare le nozze in un evento di successo anche sul web.
Il segreto della felicità si chiama “Hygge”
La parola hygge si preannuncia essere il vero tormentone del 2017. A quanto pare è il metodo per essere felici, è una tendenza o una filosofia danese che corrisponde allo stile di vita di quel popolo: tranquillo e senza stress.
Da oltre 40 anni, la Danimarca risulta uno dei Paesi più felici del mondo. Ma qual è il segreto del successo di questo piccolo Paese del Nord Europa? La risposta si trova nella parola danese “hygge” (si pronuncia ügghe).
Il termine risale al 1800 e deriva dalla parola germanica “hyggja” che significa pensare o sentirsi soddisfatti. Per pensare ad una sua spiegazione, si può pensare a creare un’atmosfera accogliente, piacevole, intima mentre si assaporano i piaceri della vita circondati dall’affetto delle persone care. La luce calda di una candela è hygge. Ma anche gli amici e la famiglia sono hygge. Per non dimenticare il piacere di mangiare e bere qualcosa in compagnia, chiacchierando di cose piccole e grandi per ore.
È un momento in cui ognuno si toglie la maschera e lascia le difficoltà dietro la porta cercando di apprezzare la potenza della presenza degli altri.
Esistono anche alcune regole “hygge” che si consiglia di applicare alla propria vita:
1. Essere se stessi.
2. Dimenticare le controversie: discussioni spensierate ed equilibrate, godere del cibo e della compagnia.
3. Pensare di essere un membro del team, anche in famiglia.
4. Guardare il fattore hygge come un rifugio dal mondo esterno. Un luogo dove tutti possono rilassarsi e aprire il proprio cuore senza giudicare ed essere giudicati. Nel bene e nel male, questo luogo è sacro e i problemi possono essere lasciati fuori.
5. Ricordare che il fattore hygge è limitato nel tempo.
Fare hygge può essere difficile per un non danese. Questi comportamenti sono molto difficili da applicare, ma la ricompensa potrebbe essere enorme. È una sensazione incredibile condividere questi momenti in modo tranquillo con le persone a cui si è più affezionati.
Uno degli autori dei tanti libri che parlano di questo metodo afferma: “Chiedetevi semplicemente dove vi sentite ‘a casa’, qual è il vostro ritmo naturale, cosa vi mette a vostro agio e vi dà sensazione di benessere, quali oggetti luoghi e abitudini vi regalano comfort. La hygge esiste già nella vostra vita, basta portarla alla luce”.
Perché i gatti invadono il web?
I gatti dominano il web. Ma perché? C’è di più dietro quella che può sembrare una scelta particolarmente banale. Esistono anche teorie e spiegazioni scientifiche.
I gatti sono una passione immensa per milioni di persone. Addirittura, da 27 anni in Italia gli è stata dedicata una giornata: in febbraio perché mese del segno dell’Acquario, cioè degli spiriti liberi e creature magiche come i gatti.
Non sono, loro malgrado, i migliori amici dell’uomo. Ma hanno moltissime altre qualità: sono autonomi, intelligenti e instancabili avventurieri. Così, i video con i gatti sono tra i più visti sul web, mentre i meme (immagini “tormentone” che si diffondono in maniera virale e spontanea) sono i più commentati e con il maggior numero di like sui vari social network. Ancora, diverse ricerche universitarie confermano che i gatti sono presenti sul web più dei selfie e che più 350mila padroni di gatti ammettono di aver creato un account social per i propri amici a quattro zampe.
Molti esperti digitali lo definiscono un fenomeno inspiegabile. Secondo alcuni sociologi il motivo è da ricercare nella biologia. Un’ipotesi molto accreditata è che il successo dei gatti sia dovuto a una forma di simpatia e empatia viscerale che si stabilisce tra gatti e esseri umani.
I gatti, infatti, hanno espressioni e tratti del muso che ricordano quelle dei neonati: gli occhi grandi ed espressivi, in particolare, sembrano ricordare quelli dei bambini e permetterebbero ai gatti di solleticare l’istinto materno e protettivo delle persone. Ma al contrario, la stessa empatia potrebbe nascere proprio dalla assoluta diversità che ci separa dai gatti: il loro essere così riservati e in grado di fare cose che noi non sapremmo mai fare (ad esempio saltare da grandi altezze e arrampicarsi in angoli irraggiungibili) li rende affascinanti e ci spinge a cercare di colmare questa distanza, ad avvicinarci a loro, a passare ore a osservarli.
Un aspetto molto importante, per spiegare il successo dei gatti sul web, riguarda i loro padroni. Sono solitamente molto fieri dei loro animali domestici ma non hanno molti luoghi dove mostrarli. Niente passeggiate serali, niente dog park, niente uscite in spiaggia. L’unico luogo in cui metterli in mostra sono le pagine del web e dei social network!
Le app per trovare l’auto parcheggiata.
Sei una di quelle persone che scende dalla macchina, ma dopo qualche passo si dimentica dove l’ha parcheggiata? Non preoccuparti. Oggi esistono tantissime applicazioni sui nostri smartphone che possono aiutarti!
Secondo uno studio inglese, gli automobilisti sprecano 2.549 ore di vita – pari a 106 giorni – alla ricerca di posteggio, senza considerare che almeno il 30% del traffico urbano è generato da auto arrivate a destinazione ma ancora a caccia di un posto.
Grazie a queste applicazioni è possibile ritrovare la propria automobile con tutti i sistemi operativi presenti in ogni smartphone grazie al segnale GPS e Bluetooth.
Esistono tante e diverse app dedicate al parcheggio. Quando si avvia l’auto, l’applicazione si connette in modalità wireless al dispositivo intelligente prescelto. Dopo aver parcheggiato l’auto, l’applicazione – alimentata dall’accendisigari – attiverà momentaneamente il GPS sullo smartphone per salvare la posizione dell’auto. Se non si ricorda la posizione del veicolo, sarà sufficiente lanciare l’applicazione che aiuterà a ripercorrere la strada a piedi per tornare, mostrando la posizione corrente e la posizione in cui si è parcheggiata l’auto.
Ancora di più, da qualche giorno, proprio con la versione aggiornata di Maps del più famoso motore di ricerca al mondo, è possibile partecipare alla fase di test del programma di aiuto a individuare il parcheggio. Una volta scaricato l’aggiornamento, compare l’opzione “salvare il parcheggio” che permette di memorizzare manualmente le informazioni necessarie per ritrovare l’auto parcheggiata.
Non solo app per ricordarci dove abbiamo parcheggiato, ma anche soluzioni che forniscono un allarme relativo alla scadenza del ticket del parcheggio, con tanto di notifiche sull’icona di quanti minuti sono passati dalla scadenza. Altre che consentono anche di scattare una foto all’auto parcheggiata ed inserire una nota, per avere più informazioni sulla vettura. Applicazioni grazie al quale è possibile trovare un parcheggio libero grazie alla segnalazione di altri utenti. App che informano sul costo di garage, parcheggi custoditi e stalli su strada.
Inoltre, diverse città italiane hanno aderito a programmi dedicati al pagamento della sosta tramite app: ci si registra, si fornisce un numero di carta di credito e una volta trovato il parcheggio, basta cercare il codice dell’area sui cartelli stradali, inserirlo sull’app con la targa dell’auto e comunicare l’ora prevista di fine sosta, che potrà essere eventualmente prorogata, sempre attraverso l’applicazione.
In questi casi, la tecnologia aiuta a risparmiare tempo e stress.
Il “Dive-in”: il cinema in piscina.
Dal Drive-in, uno dei simboli degli Stati Uniti degli anni cinquanta, si passa al Dive-in, in cinema in piscina. Bibita, pop corn e… costume da bagno: non serve altro per godersi un buon film tenendo le gambe (e il corpo) a mollo.
Una nuova trovata sul fronte del business delle sale cinematografiche. Dvd, Blu Ray, streaming, dolby surround, aumentano sempre più i dispositivi di visione domestica e personale del cinema, ma la sala ha sempre il suo fascino.
Per alcuni è un rito, per altri uno svago ma ad oggi è ancora il miglior modo per vedere i film. Per migliorare e arricchire l’esperienza degli utenti delle sale, i cinema si sono inventati di tutto: sale di lusso col sushi al posto dei pop corn, passando per l’amarcord dei Drive in e l’esperimento senza successo dello “smell-o-vision“, un sistema che diffondeva odori durante la proiezione del film.
Così diverse sale cinematografiche nel mondo hanno pensato di osare ancora di più offrendo la visione dei film in piscina, stando sdraiati sul materassino! Un maxi schermo installato a bordo piscina per poter vedere i film immersi nell’acqua, mentre si beve un cocktail con i piedi a bagno.
Oltreoceano l’idea ha avuto un grande successo tanto da attirare persone anche da lontano. Non solo, è possibile portare attrezzi da piscina personali, dai tubi fluorescenti ai materassini dove stendersi e godersi il film. A sorvegliare gli spettatori e la loro incolumità ci sono naturalmente i bagnini. Oltre alla possibilità di vedersi un film con i piedi in acqua, ci sono anche gli effetti delle immagini e dei loro colori, creati sulla superficie di acqua blu-verde della piscina.
È sicuramente una trovata curiosa, magari per rinvigorire l’economia cinematografica, ma al tempo stesso viene da chiedersi come resistere novanta o più minuti sempre in acqua a vedere un film… alla lunga risulterà comodo?
L’idea del cinema in piscina non è solo americana, anche Londra e Berlino hanno sperimentato questa alternativa alle sale cinematografiche. In Italia aspettiamo di provare e fare un tuffo al cinema e vedere come ci si sente!
Chunky knit blankets: il fenomeno del momento per la casa.
È il fenomeno del momento, ha conquistato completamente il web e si chiama “chunky knit blankets”. Creare coperte ai ferri in poche ore, con filati particolarmente grossi, morbidissimi e colorati, è il nuovo antistress.
Dedicarsi a questo hobby sarebbe il modo per rilassarsi e ricaricare le pile, il modo ideale per scaricare lo stress della vita quotidiana e una passione che contribuisce in modo determinante a trovare un equilibrio e la felicità. Ecco il grande ritorno del lavoro a maglia che sta diventando non più solo un semplice hobby, tipico delle nostre mamme e nonne, bensì uno stile di vita anche per le più giovani in grado di creare comunità online molto attive. Un fenomeno ‘social’ di grande condivisione e partecipazione.
Se in passato lavorare a maglia era una delle attività demodè, oggi invece, l’arte del fai-da-te è cool. È soddisfacente, i risultati sono immediati, aumenta il buonumore e permette talvolta di risparmiare denaro.
“Chunky knit blankets” – la maglia formato gigante – è un nome difficile per una passione semplice. Queste coperte sono diventate una vera questione di stile in grado di dare un tocco glamour negli ambienti di casa.
Cosa serve per creare queste coperte dalle grandi maglia? Semplice: dei ferri giganti, ma davvero enormi, e un filato di feltro altrettanto gigante. Entrambi si possono acquistare anche online del colore che si preferisce.
Per chi vuole creare anche i ferri da sé, si possono utilizzare dei tubi in pvc o dei bastoni di una scopa. Per farli rendere al meglio, si può ricoprire con dello scotch isolante una delle due estremità in modo che il filo scorra più facilmente. Si parla anche di arm knitting, una specie di scuola di pensiero in cui al posto dei ferri si usano… le braccia.
È facile imparare a fare queste coperte, anche attraverso tantissimo tutorial online che indicano passo dopo passo la procedura da seguire per realizzare queste creazioni.
Drumstick Fit, l’allenamento rock in palestra.
Dagli innovativi centri fitness americani, arriva anche in Italia il “Drumstick Fit”, un divertente allenamento che, come Zumba, unisce l’energia dell’aerobica alla danza. La sua peculiarità sta nell’uso di due bacchette che simulano l’azione di un vero batterista.
Sembra essere una disciplina perfetta per iniziare la bella stagione con la giusta carica e rimettersi in forma in vista dell’estate, senza eccessivi sacrifici. Gli istruttori affermano che, in una sola ora si possono bruciare fra le 400 e le 900 calorie, rafforzando e scolpendo i muscoli e snellendo la figura, grazie al mix di movimenti cardio, isometria, pliometria e pilates. Tamburellando si può modellare il proprio corpo con movimenti perfetti per un workout che non è solo esercizio ma una vera e propria performance.
Gli esercizi precisi con le bacchette da batteria permettono di lavorare su tutto il corpo, andando dalla tonificazione alla danza. Si lavora tanto con affondi, squat e movimenti delle braccia che simulano la battuta sulla batteria; si eseguono anche piegamenti e slanci in un mix di movimenti cardio e pilates.
“Il valore aggiunto lo danno proprio le bacchette che aumentano il livello e la dinamica dell’allenamento e permettono di controllare la parte superiore del corpo”, afferma l’istruttrice di un famoso centro fitness a Milano.
Ogni lezione dura circa un’ora per due volte alla settimana. Si comincia con un riscaldamento generale per abituare le persone a utilizzare le bacchette, poi si passa a una serie di esercizi che vanno a lavorare sulla tonificazione degli arti inferiori e superiori, creando anche piccole e semplici coreografie che seguono il ritmo della musica scelta. Infine, esercizi a terra e stretching dinamico.
Uno dei vantaggi del Drumstick Fit è che può essere praticato anche da chi non è allenato: la parola d’ordine è divertimento!
I giovani non riescono a comprare casa. È colpa dell’avocado!
La dichiarazione è di un milionario australiano di 35 anni, magnate dell’immobiliare. Ha fatto il giro del mondo e ha scatenato numerose polemiche tra i Millennials.
L’imprenditore crede di aver trovato la causa per cui i giovani non comprano più casa: spendono troppi soldi per acquistare avocado. “I giovani vogliono mangiare fuori ogni giorno, vogliono viaggiare in Europa ogni anno. Per risparmiare davvero devono smetterla di usare i soldi in questo modo“.
Secondo il magnate, i giovani sbaglierebbero a concedersi uno stile di vita troppo elevato: “Quando stavo provando a comprare la mia prima casa (acquistata a 19 anni) non compravo avocado toast al costo di 19 dollari (ossia circa 13 euro) o quattro caffè a 4 dollari l’uno. Questa generazione guarda i Kardashian e pensa che la loro realtà possa essere normale“.
Le sue affermazioni hanno scatenato commenti pieni di rabbia proprio da parte di quei giovani tanto criticati, i quali lo hanno accusato di essersi fatto strada utilizzando una grande quantità di soldi prestatagli dal nonno. Ma comunque, a scaldare gli animi è stato soprattutto il riferimento agli avocado toast, il cibo trend (e molto costoso) del momento. Esotico, colorato e di tendenza, trova utilizzo dalle creme per la pelle al sushi. Per alcuni questo tipo di cibo è diventato il simbolo di una cultura sempre più pervasa dalle immagini dei social network.
Secondo il milionario, proprio la moda, ma anche la tv e i social network avrebbero rovinato le aspettative dei giovani, innalzandole a dismisura, portandoli a spendere senza risparmiare. Per lui questa non sarebbe la strategia giusta per il successo: “Le persone che possiedono delle case oggi hanno lavorato molto, molto duramente e hanno risparmiato ogni dollaro, hanno fatto tutto quello che potevano per il loro investimento“.
Sicuramente questa provocazione potrebbe essere presa come un consiglio per risparmiare ma al tempo stesso potrebbe portare alla riflessione di godersi il proprio toast con avocado, perché in questi tempi di crisi non si riuscirebbe comunque a comprarsi una casa!
Da Cannes agli Oscar: ecco i regali per le star
Oltre il famoso red carpet e le feste private, durante eventi come il Festival di Cannes o gli Oscar, esistono anche le “gift room”, le stanze dedicate ai regali per le star.
Le room sono allestite negli hotel esclusivi o nelle sedi degli eventi dove attori, registi e personalità del mondo del cinema vengono omaggiate con prodotti e creazioni di brand famosi, con oggetti tra i più disparati e costosi.
Nella “stanza delle meraviglie” ci sono doni offerti da aziende accuratamente selezionate, diverse ogni anno, per omaggiare, in cambio di foto con l’oggetto, i vip presenti all’evento. Negli Stati Uniti esistono delle aziende create ad hoc, delle vere e proprie ‘marketing company’, la cui fama è cresciuta nell’arco degli ultimi anni. L’idea dietro la fondazione di queste aziende è di “stupire persone cui non manca nulla” con oggetti e suggestioni cui è difficile resistere. In questa stanza si entra su appuntamento, con assistente al seguito e solo se si è in una A-top list.
Ad esempio, durante l’ultima edizione del Festival di Cannes c’erano borse di coccodrillo, pietre preziose, soggiorni esotici incredibili ma anche abiti da sera, costumi da bagno, smoking, prodotti in latte di asina, cosmetici vegani, lingerie e orologi svizzeri.
Per gli Oscar, invece, esistono regali diversi a seconda se si è in nomination, o si vince o si perde l’ambita statuetta. Ogni star che partecipa alla manifestazione riceve in regalo una “gift bag” o “swag bag”, una borsa offerta dagli sponsor, ricca di regali. Tra viaggi da sogno e gadget insoliti.
Pacchetti benessere, consulenze specializzate per un oroscopo personalizzato, che analizzerà i sogni e insegnerà le tecniche di controllo mentale. Nella busta delle meraviglie compaiono anche: soggiorni e viaggi, un coupon “Reset Yourself” per cambiare stile di vita, collane in argento con incise le coordinate del “Dolby Theater” (dove si svolge la manifestazione), un anno di noleggio auto. Non mancano regali hot. Meno prestigiosi, ma ugualmente “utili” gli altri premi: da un impianto sauna casalingo, al piatto conta-calorie. E per chi non ama le classiche bottigliette d’acqua, eccone una rettangolare, quasi piatta, perfetta da tenere in borsetta.
Queste bag possono anche contenere voucher a rappresentare donazioni particolari. La più facoltosa è dedicata agli animali abbandonati e ai loro centri di raccolta. Trattamenti per aumentare felicità e gioia di vivere dell’animale, con spray e altre tecniche speciali. Per chi invece ama soprattutto la natura, un certificato che testimonia di aver adottato una pianta di acero e la possibilità di riceverne direttamente a casa i frutti.
Sarà la stranezza del suo contenuto o per incarnare i desideri dei vip, ma la borsa piace, e se ne parla moltissimo. Tanto che aziende di tutto il mondo fanno a gara per essere nella lista dei desideri della borsetta magica.
La Gonna a Ruota compie 70 anni
Quando si parla di Gonna a Ruota vengono subito in mente gli anni ’50 e le donne con i vitini da vespa. E proprio in quegli anni è nato questo capo di abbigliamento che ha rappresentato una rivoluzione e un cambiamento epocale. Quest’anno compie 70 anni.
C’è chi la chiama gonna a ruota e chi gonna a corolla, ma per tutti rimane la silhouette icona del New Look. Fu presentata alla prima collezione di un famosissimo stilista francese e la novità venne accolta quasi esclusivamente da una ristretta cerchia di aristocratiche vicine a lui. In seguito, la moda della gonna a ruota si diffuse partendo come sempre da Hollywood con le Dive che la sfoggiavano al ritorno dalle loro vacanze, per poi essere indossata da ogni donna di qualunque ceto sociale. Avere quel capo era un “sogno realizzabile” con soltanto 4 metri di stoffa e un po’ di geometria e ci si poteva sbizzarrire a volontà nelle creazioni più personalizzate. I canoni da rispettare erano: vita stretta, alta dai 3 ai 6 cm dalla cucitura, fianchi ampi e lunghezza circa 20 cm sopra la caviglia. L’uso delle cinture più o meno alte era d’obbligo per impreziosire la vita.
Dal 1947 fino ad oggi, la gonna a ruota continua a essere un must have, protagonista dei look più femminili degli stilisti e degli street style più contemporanei. Vitino da vespa in evidenza e linee ampie e fluide per esaltare la silhouette del corpo femminile, è il non plus ultra dell’eleganza che ha saputo rinnovarsi senza tradire se stessa, evolvendosi nello styling e nei dettagli. Perfette per donare un tocco di femminilità vecchio stampo, poco importa che siano a fiori, a tinta unita, di jeans, di seta o di pelle: l’importante è che siano ampie e voluminose. I modelli, rigorosamente a vita alta e stretta, sono solitamente di lunghezza midi, appena sotto le ginocchia, da abbinare sia a scarpe basse sia ad un paio di tacchi, per un look adatto da mattina a sera.
Da indossare in ogni momento della giornata e adatte a qualsiasi tipo di silhouette, queste gonne non possono davvero mancare nel guardaroba. Da emblema del bon ton, con il giusto assortimento di accessori, le gonne a ruota possono anche diventare rock: giacca di pelle con tacchi alti e il risultato è garantito.
La gonna a ruota dal sapore un po’ retrò, ma sempre elegantissima, rende ogni mise particolare e ricercata.
Il cane in ufficio fa bene.
Una ricerca dimostra che un animale sul posto di lavoro rende l’attività più piacevole e proficua abbassando i livelli di stress e conflittualità. A questo tema è stata dedicata a giugno anche la “giornata mondiale del cane in ufficio”.
Creato nel 1995, il Take Your Dog to Work Day incoraggia gli impiegati a provare la gioia di avere il proprio amico a quattro zampe sul posto di lavoro per un giorno speciale, per celebrare i grandi amici cani, fare e promuovere adozioni da rifugi locali e gruppi di salvataggio. Da allora sono state svolte numerose iniziative e campagne che invitano a passare del tempo in ufficio con il proprio amico domestico, con l’obiettivo di diffondere l’idea che gli animali possano accompagnare tranquillamente il loro padrone al lavoro rendendo l’ufficio un posto migliore.
Questa ricerca, commissionata da una multinazionale, ha studiato un campione di 1000 dipendenti e 200 responsabili delle risorse umane di aziende americane, e ha rivelato che la presenza di un animale domestico in ufficio ha portato benefici all’umore (93%), riduzione dello stress (93%), maggiore equilibrio tra vita privata e lavoro (91%), incremento di attaccamento all’azienda (91%) e la diminuzione del senso di colpa nel lasciare il proprio animale a casa mentre si è a lavoro (91%).
I benefici di avere un animale sul luogo di lavoro sono quindi la logica estensione di altre ricerche che mostrano come i proprietari di animali siano più felici, più sani, abbiano maggiore autostima e soffrano meno di depressione di chi, di animali, non ne ha. Avere un animale porta a far nascere un rapporto di amore, incoraggia a prendersi responsabilità, promuove l’attività fisica, aiuta a creare una routine, garantisce compagnia, promuove le interazioni sociali, migliora la salute e la costituzione fisica, con vantaggi per il benessere mentale. Questi benefici sono estendibili a tutti, e se pensiamo di poter contare sulla compagnia del proprio animale domestico nel luogo in cui si trascorre gran parte del giorno, come l’ufficio, l’equazione è ben presto fatta.
In particolare, dallo studio emerge che i dipendenti che lavorano in contesti pet-friendly hanno quasi il doppio delle probabilità di essere molto soddisfatti del loro lavoro rispetto a chi lavora in aziende che non ammettono animali domestici.
Dopo lo smart working e gli open space con postazioni libere, anche l’ufficio “pet friendly” può essere una speranza e una realtà.

