Da oggi comincia una nuova avventura, un progetto, un sogno..raccontare la mia città in positivo.
Bari è più di ciò che appare in tv, sui giornali, dai luoghi comuni sparsi in Italia..è anche di più dei baresi stessi che spesso la rende peggiore e degrandante soprattutto moralmente.
Bari è mare, è sole, è luogo di scoperta, è commercio, è turismo, è spontaneità, è simpatia, è entusiasmo, è eventi costanti, è cultura non realmente conosciuta, è vivere a misura d’uomo.
E’ la mia città, la adoro e il mio obiettivo è farlo sapere al mondo!
Il Guerrilla Knitting è un coloratissimo fenomeno di autoproduzione ed abbellimento dell’ambiente urbano.
Una associazione – Effetto Terra – sta colorando Bari con lavori a maglia per realizzare decorazioni utilizzate per agghindare spazi comuni quali parchi ed aree verdi, ma anche strade, caratterizzate dalla presenza ad esempio di panchine, staccionate e pontili usurati dal tempo, che necessitano di un variopinto tocco creativo.
E proprio a Bari hanno “colpito” di notte su una panchina del Lungomare, su un palo in via Argiro, una delle vie pedonali dello shopping, e qualche giorno fa anche a Piazza Umberto, più volte denominata da mia nonna e mia zia “il giardino”.
Appena scopro di una delle loro incursioni, corro a fotografare le loro opere perchè vederle, rende davvero l’ambiente più felice, fresco, sereno e colorato anche in una giornata di pioggia.
Una città fantasma, abbandonata dagli anni ’60 e rimasta immutata, ferma, statica da allora se non rovinata da ladruncoli in cerca di qualcosa da rivendere..
C’era un cinema, una piazza, le botteghe degli artigiani, un piccolo duomo, chiesette dei santi a cui si era devoti, un commissariato, un castello, un calzolaio, ecc..che ripetute progettazioni completamente sbagliate fatte su una faglia dove volevano costruire un acquedotto hanno fatto cominciare a franare..e non contenti delle prime frane, “intelligenti” ingegneri hanno ritenuto che le frane si potessero fermare costruendo un muro di cinta del paese che invece – ovviamente – con la sua pesantezza ha acuìto la faglia acquifera e quindi fatto crollare molte costruzioni!
Craco è un paesino su una montagna in provincia di Matera, completamente immerso nella natura, antichissimo (anno 1000) che dovrebbe diventare un punto di interesse nazionale supportato da fondi per la sua manutenzione e sicurezza, un piccolo pezzo della nostra storia che al momento è rappresentata da turisti curiosi accompagnati da un ragazzo che fa da reception-biglietteria-guida tra le vecchie strade deserte e abbandonate che danno un mix tra angoscia e immaginazione della vita che un giorno c’era…
Una storia su un aspetto “triste” legato al talento e soprattutto al fatto di quanti rimangano nascosti e conosciuti solo quando non possano più gloriarsene.
Vivian Maier faceva la tata, le piaceva inventare avventure per le strade del vicinato e nei suoi momenti liberi non usciva mai senza macchina fotografica. Questa tata dalle scarpe grosse e accento francese era uno degli sguardi più acuti della sua generazione.
È riservata, non ha amici o un amore; fotografa per trovare il suo posto nel mondo. Fotografa per se stessa: non mostra mai il suo lavoro e non permette ai bambini di entrare nella camera oscura che allestisce nella propria stanza, anche per dare un volto a se stessa. Nel suo vastissimo catalogo di frettolosi passanti compare, nei molti autoritratti, anche lei. Col cappotto pesante e lo sguardo vagamente interrogativo, i capelli corti tenuti di lato dal fermaglio e una leggera increspatura di sorriso, Vivian Maier fotografa per ricordare e per non essere dimenticata.
Vivian e la sua arte è stata scoperta per caso da John Maloof, con la passione della fotografia, che, in un’asta a San Francisco, acquista una scatola di negativi a 400 dollari, un tesoro di circa 150mila negativi, oltre 3mila stampe e migliaia di rulli di pellicola.
Proprio lui afferma «Più imparo su di lei, più ne resto affascinato. Le devo uno sforzo perché le venga riconosciuto un posto tra i grandi fotografi del suo tempo».
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Qui il Trailer del documentario “Finding Vivian Maier”
Sarò di parte perchè adoro i Lego da quando ero piccola e perdevo ore a montare, smontare e rimontare case, castelli, ecc.. ma la cosa più bella di questo video, creato per celebrare l’80° anniversario dell’azienda, è scoprire come tutto è cominciato e l’emozionante storia dietro ai mattoncini più famosi del mondo!
Ole Kirk Christiansen, pensava che i bambini avessero una creatività maggiore rispetto a quella degli adulti e con quei mattoncini non potevano solo sfogare la loro voglia di creatività ma anche di riuscire ad immaginare un mondo migliore.
LEGO, deriva infatti dall’unione delle due parole danesi “Leg Godt“, ovvero “gioca bene”.
La sensazione che mi ha lasciato Amsterdam è strana perché tutti la descrivono come la meta per divertimento fuori misura, funghetti dalle strane conseguenze e sesso estremo ma in realtà credo che sia ANCHE questo ma tanto altro di più.
È la città da fotografare! Qualsiasi canale, ponte e costruzione fa venire l’impeto di scattare.
Per me e le mie compagne di viaggio, è la città di Anna Frank con quella sensazione di angoscia mista a rabbia che stranamente ci ha fatto rimanere in silenzio per tutto il giro nella sua casa, del museo di Van Gogh che al suo interno ha happy hour e djset, dei tulipani, delle biciclette usate in ogni modo (anche da una mamma con il bimbo a salopettes che portava gli altri 2 più grandi in una specie di sidecar davanti alla bici!), della condomerie dove esistono i libroni dei condom praticamente come quelli delle partecipazioni di nozze, della ricerca del più antico negozio di liquirizie, deivintage shop, del negozio dei bottoni che abbiamo costretto a far aprire nonostante fosse chiuso da mezzora, delle suonate al pianoforte nel nostro bellissimo b&b gestito da un giapponese.
Ripeto la frase di una delle mie compagne di viaggio: “Qui sorridono tutti!”
Ed ecco la mia avventura con i “Manifesti del passato” con cui ho creato anche un blog – Regali dal passato.
A marzo 2012 ho letto di una notizia nella mia città – Bari – come secondaria relativa ad un ritorno dal passato di alcuni manifesti pubblicitari degli anni ’50 rispuntati dopo operazioni di pulizia su un palazzone del quartiere Libertà di Bari.
Sono andata a rendermene conto personalmente e sono rimasta esterefatta..nel particolare si tratta di un manifesto del ’52 raffigurante un bambino con un cane – con qualche ricerca su web sono riuscita a scoprire essere del Formaggino MIO – ; sotto si riesce a leggere di un altro manifesto di comunicazione politica per l’arrivo a Bari di un onorevole Giusto Tolloy probabilmente agli inizi del 1950 e sotto ancora di un evento relativo al 1947.
Qualche metro più in là alcuni manifesti della China Martina Lixy, presumibilmente dei primi anni ’50 come confermato da alcune ricerche su web confrontandoli con altri manifesti degli stessi anni da cui ci rileva lo stesso stile.
Il passato ci ha regalato qualcosa di unico.
Ho creato un pò di buzz attorno a questa notizia per cercare di spingere chi di competenza a tutelarli e a conservarli per evitare che clima e vandali li distruggano per sempre..e Antenna Sud mi ha dato una mano invitandomi al TG presentato dalla direttore Annamaria Ferretti per parlarne (al min. 44.20 ci sono io!)..